Maestro Failla, cosa l’ha convinta a realizzare un protocollo d’intesa con Difesa Legittima Sicura?
- La crescita, pensata come implementazione di qualsiasi progetto o programma, passa necessariamente dalla conoscenza di realtà diverse e dalla capacità di osservazione del mondo circostante. L’analisi dei punti di partenza e dei percorsi di DLS, realizzata insieme al Presidente FIJLKAM Domenico Falcone, ha evidenziato aspetti molto vicini nella sostanza e negli scopi a quelli del Metodo Globale Autodifesa, pur se naturalmente in alcuni ambiti differenziati nell’elaborazione degli argomenti. Questo aspetto fondamentale ci ha convinti a valutare un eventuale lavoro di cooperazione. Successivamente, l’incontro con il coordinatore nazionale, Avvocato Roberto Paradisi e la possibile presenza di alcune nostre atlete in qualità di testimonial, quali Lucia Morico e Rosalba Forciniti, hanno rafforzato l’idea di una possibile collaborazione.
Si presenti ai nostri lettori, qual è il suo curriculum e quali sono le sue competenze?
- Sono essenzialmente un inguaribile appassionato dello sport e delle arti marziali in particolare, tanto profondamente legato ad essi da aver pensato e costruito in questi ambiti la realizzazione ideale del mio lavoro. Ho cercato, per questo, di ampliare i concetti sportivi intrinseci, integrandoli con quelli sociali e culturali, in una visione più innovativa di questa importante realtà. La mia vita è stata caratterizzata da una durissima gavetta di atleta, insegnante tecnico e dirigente, cominciata nella metà degli anni ’60 in una regione, la Calabria, che offriva molto poco riguardo alla pratica delle arti marziali. Dopo aver iniziato nel luogo dove vivo in maniera molto avventurosa, come da tradizione della gente del Sud, ho proseguito con una “emigrazione” sportiva che mi ha portato nel periodo universitario, dal 1971 in poi, nelle grandi città più vicine, prima a Napoli e successivamente a Roma. Dopo aver aperto nel 1974 la mia attuale società sportiva, qualche anno dopo ho frequentato a Roma l’Accademia Nazionale Italiana di Judo, conseguendo la qualifica di maestro. Alla fine di quegli anni, l’incontro fondamentale per la mia formazione marziale con il maestro Sugiyama Shoji, uno dei più illustri rappresentanti mondiali delle discipline tradizionali giapponesi, mi ha portato a proseguire studi e pratica a Torino. Mi sono laureato in Scienze Motorie e Sportive, mi è stata conferita la Stella d’Oro CONI al merito sportivo e attualmente ho il grado di 7° dan di Judo FIJLKAM e la qualifica di maestro, insieme ad altri gradi nelle principali discipline federali. Rivesto la carica di Presidente della Commissione Nazionale MGA FIJLKAM, dal 1983 sono istruttore di difesa personale e preparazione fisica nominato dal Ministero dell’Interno per la Polizia di Stato e dal 2003 formatore per istruttori di difesa personale per il Ministero della Giustizia, Dipartimento della Polizia Penitenziaria.
Cos’è il cosiddetto MGA (Metodo Globale di Autodifesa)?
Il Metodo Globale Autodifesa FJLKAM è un sistema multidisciplinare di autotutela e di ausilio verso terze persone derivante dallo studio e dalla pratica delle principali discipline federali. È un sistema modulabile che prevede anche un’informazione sincera e corretta, senza falsi proclami e promesse di invulnerabilità, con programmi adattabili alle situazioni di bassa pericolosità, proseguendo verso percorsi di intensità crescente, fino ad arrivare all’analisi di contesti ad alto rischio, anche relativi all’addestramento delle forze di Polizia. Un metodo variabile che guarda anche alla prevenzione, all’informazione e all’evitabilità del conflitto, con un occhio allo studio della psicologia del confronto e all’osservanza delle leggi italiane relative alla legittima difesa affinché in eventuale sede giudiziaria non si venga esposti a conseguenze penali e risarcitorie, come purtroppo, paradossalmente, è capitato più volte.
Quali sono gli obiettivi tecnici che si prefigge di raggiungere nell’ambito del progetto di cui lei è stato grande fautore nell’ambito FIJLKAM? Esiste un protocollo?
- Ho sempre creduto fermamente nel diritto di difesa e di protezione per sé stessi, per i propri cari e per tutti. Attraverso la pratica delle discipline di combattimento ho pensato che si possa contribuire non solo alla costruzione delle capacità fisiche e alla formazione di quelle tecniche ma anche e soprattutto al rafforzamento della forza interiore e della volontà. La creazione, insomma, di quel carattere saldo e deciso che rappresenta un connubio fondamentale delle qualità tecniche apprese e della personalità costruita attraverso la pratica. Ritengo che, oltre ai programmi specifici previsti e alle linee guida raccomandate negli stessi, non ci possano essere protocolli rigidi e universali. Pur mantenendo delle caratteristiche più o meno simili, previsti negli studi specifici del settore, le situazioni di rischio sono uniche e irripetibili nel loro sviluppo, nei luoghi, nei contesti, nei riguardi degli attori protagonisti e delle loro varie culture di provenienza. Il metodo federale può essere un grande e valido aiuto ma la professionalità, la correttezza e la lealtà che caratterizzano la FIJLKAM e i suoi insegnanti, nella convinzione dell’impossibilità di offrire sistemi certi e assoluti, mi porta ad affermare che MGA non può e non deve essere presentato come la panacea universale per la risoluzione di ogni problema legato alla sicurezza. Infondere concetti sinceri, senza false illusioni circa la capacità di fronteggiare qualsiasi pericolo e evenienza, significa tutelare l’incolumità dei praticanti stessi e salvaguardare il bene primario della vita umana.
Quanto è importante l’autodifesa per le donne?
- La FIJLKAM da sempre ha considerato l’attività delle proprie discipline riservate alle donne di primaria e fondamentale importanza, spendendo energie, risorse e programmi per favorirne lo sviluppo. La pratica dello sport al femminile in generale è importante, non solo dal punto di vista squisitamente agonistico e amatoriale ma anche e soprattutto per un motivo di parità con il mondo maschile. Credo che con la pratica delle discipline marziali questo divario di genere sia notevolmente diminuito, dando il giusto collocamento delle donne in questo specifico universo. La testimonianza reale e inconfutabile proviene anche dalle grandi affermazioni delle competizioni in campo agonistico che, attraverso statistiche di settore e con le dovute proporzioni, hanno visto surclassare i risultati maschili. Per questo, anche una parte importante dei programmi del metodo federale è stata dedicata alle situazioni di particolare rischio declinate al femminile con la realizzazione di MGA Donna. Penso che sia estremamente rilevante l’allenamento nella sua forma tecnica e collegiale ma che sia altrettanto importante veicolare nel mondo maschile anche la pratica dell’educazione al rispetto e alla dignità di tutte le donne.
Quale messaggio vogliamo dare a tutte le donne (e non solo) che vogliono approcciarsi all’autodifesa?
- Nel raccomandare vivamente di avvicinarsi al mondo marziale, in particolare a quello riguardante l’autodifesa, mi sento di dare innanzitutto il consiglio di affidarsi ad organizzazioni serie e che abbiano una storia importante relativa all’esperienza nel campo specifico. Purtroppo, nella nostra nazione, il libero associazionismo spesso confonde le idee a chi vuole avvicinarsi a questo mondo. Nel campo dell’autodifesa ci sono organizzazioni che offrono diplomi di dubbie caratteristiche e validità, conseguiti in un fine settimana, pagando a volte profumatamente, che attestano qualifiche di istruttore a vari livelli. La FIJLKAM per abilitare all’insegnamento dell’autodifesa, pretende che i candidati siano già insegnanti di almeno una delle sue principali discipline; ciò significa aver seguito un percorso tecnico, didattico e formativo ininterrotto di almeno cinque anni. Tutto questo, al fine di assicurare competenze e qualità che una Federazione ufficiale del CONI è in grado di offrire, a garanzia della formazione delle capacità tecnico-didattiche e del principio assoluto della salvaguardia dei valori umani.
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